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Una vita per la musica, intervista a Paolo Gianolio

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Una vita per la musica, intervista a Paolo Gianolio

Una vita per la musica, intervista a Paolo Gianolio

Paolo Gianolio, chitarrista produttire musicale ed arrangiatore si racconta su ClikMag.

Il 21 Aprile è uscito il CD “Euritmia” dove, a differenza dei tuoi due lavori precedenti ”Pane e Nuvole” e “Tribù di Note” prettamente strumentali, hai voluto usare la voce. Cosa ti ha stimolato al canto anche come autore?
Mettersi in gioco mi da adrenalina per sperimentare. Ho usato la voce in esperienze passate e ho voluto riprendere quel discorso interrotto. La voce permette una descrizione diretta dei tuoi pensieri attraverso le parole, ecco il titolo dell’album “Euritmia”, arte dei primi del novecento che si proponeva la visualizzazione delle parole e dalla musica.

Cinque brani cantati e quattro strumentali, quale messaggio vuoi proporre?
Il messaggio che spicca da questo lavoro è la ricerca dell’equilibrio tra armonie e melodie che descrivano le mie sensazioni e i miei stati d’animo. I brani strumentali vogliono esplorare le possibilità che si incrociano e danno vita a nuovi percorsi che portano nutrimento all’ispirazione e alla creatività. La voce che da vita alle parole e le parole che illuminano la melodia, sono il tramite per poter passare sul ponte che porta sulla sponda dove si accampa l’anima.

Da dove nasce l’ispirazione che dà inizio a un progetto?
La volontà di confrontare il proprio operato. Lo studio e la ricerca sono gli elementi che partono dalla concentrazione e la conseguenza è trovare, all’interno della tua esperienza, lumi per alimentare l’ispirazione. Le idee nascono fondendo la conoscenza all’intuizione, la capacità di valutarne l’importanza scaturisce dalla spinta che comincia dal “basso” dove l’anima vive.

Il tuo curriculum vanta collaborazioni con grandi artisti italiani come Ramazzotti, Vasco, Mina, Bocelli, Giorgia, Mannoia, Baglioni e tanti altri, che effetto fa contribuire alla loro grande musica?
E’ come aver costruito, mattone dopo mattone, un palazzo che resisterà nel tempo. Aver vissuto queste esperienze fortifica il cuore, l’esistenza; pensare di aver contribuito attivamente alla realizzazione di ciò che fa parte della storia della musica italiana, oltre che al prestigio, è per me un onore che sarà sempre al mio fianco, fiero di farne parte.

Essere professionista richiede tempo e responsabilità, come mantieni questo impegno?
Giorno dopo giorno bisogna mantenere l’esercizio sullo strumento che permette di ottenere l’agibilità e l’agilità per soddisfare le richieste durante le sessioni.

Il tuo strumento è supportato dalla tecnologia?
Certo bisogna essere al passo con i tempi e la tecnologia corre velocemente verso nuove strade. Io credo che l’immaginazione e la curiosità possano evolvere il proprio pensiero appoggiandosi sulla scienza ma la mente, le mani e le dita sono autonome e non possono ricorrere a sotterfugi di sorta, il tempo che si dedica allo studio del proprio strumento non può essere surclassato dalla tecnologia.

Nelle produzioni in cui partecipi, è importante mantenere la propria personalità?
La personalità si trasmette sullo strumento che la esprime. La conoscenza ne è l’antenna ma l’immaginazione rimane la principale via per esprimere l’individualità. La personalità rispecchia i colori e le sfumature che formano l’immagine sonora.

Oggi viviamo in un’epoca di globalizzazione e consumismo, che visione hai della musica in generale?
La musica, come ogni altra arte, è sempre viva e si evolve grazie al genio dell’individuo. La musica ha bisogno di tempo per essere assorbita, valutata e capita, ed è probabile che al giorno d’oggi gli se ne dedichi poco. Sostengo che il tempo che si usa per capire le cose sia il fondamento per guardare al futuro come possibilità di evoluzione dell’arte in genere ma anche della stessa vita. Siamo guidati e ci lasciamo guidare verso l’omologazione passiva della nostra esistenza, inconsapevoli del prezioso tempo che scorre e che ci fa ciondolare come pendoli che non servono a null’altro che ipnotizzare i nostri stessi pensieri. Ognuno dovrebbe discutere con la propria coscienza e capire quale sia l’essenza della vita e poterla migliorare.

Cosa pensi dei supporti oggi usati per diffondere la musica?
Io credo che la musica sia universo e come tale messaggio che attraversa lo spazio e il tempo. Il supporto per diffonderla è ininfluente ai fini della creatività. Una buona idea scaturisce e viene elaborata dalla mente umana che si avvale poi della tecnologia per raggiungere chi ne fruisce, ti può aiutare ma attenzione all’assuefazione.

Quale consiglio ti sentiresti di dare a chi intraprende il tuo mestiere?
Cercare nel proprio animo quella luce che ti permette di vedere e capire le tue capacità. Lo studio e approfondimento dello strumento sono la linfa vitale per arrivare a obiettivi che ci si pone. La fantasia, la curiosità e l’immaginazione fanno il resto per trovare se stessi.

Arrivare dove si comincia, che significato ha questo tuo motto?
Un mio insegnante disse: “ Nella vita cerca chi sa più di te”. Da quel giorno il mio motto è diventato: “Essere dove si comincia per cominciare a essere”, stuzzica la fantasia e ci si mette sempre in gioco con la dovuta umiltà.

 

 

 

Fonte : imoviezmagazine.it

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