Oltre 600 milioni e un sito che non funziona, le spese INPS per la gestione informatica
Dal 2005 al 2019, per lo sviluppo, la manutenzione e la gestione dei suoi servizi digitali, l’Inps ha speso circa 336 milioni di euro, questo calcolando soltanto le gare informatiche, la cifra spesa è di circa 24 milioni all’anno.
Disorganizzazione, inefficienza, violazione della privacy e la solita comunicazione catastrofica. Già di per sè questi quattro elementi sarebbero più che sufficienti per rappresentare il disastro di cui si è resa protagonista l’INPS nella tragicomica gestione delle richieste del bonus di 600 euro per l’emergenza Covid-19, a questi si aggiungono le ridicole dichiarazioni del presidente dell’ ente Pasquale Tridico che ha affermato che il problema fosse stato causato da un viloento attacco hacker, una dichiarazione già di suo poco credibile confermata poi in serata dal premier Giuseppe Conte. Dichiarazione ritenuta ridicola e poco credibile da numerosi Esclusa, al contrario, da molti esperti informatici e attribuibile ad altre cause. tant’è che il garante della privacy Antonello Soro, vuole vederci chiaro, ed ha già avviato i primi accertamenti per fare luce sulla natura del problema, per stabilire se si tratti di un difetto di progettazione del sito o ha di un’ altra origine.
Per l’istituto nazionale di previdenza sociale gli appalti per informatica e tecnologie sono tra i più importanti e delicati, queste voci assorbono ogni anno il 35% delle spese di funzionamento la gestione della macchina di via Ciro il Grande, e i suoi 26.947 impiegati a fine 2018. Nel 2005 la spesa è stata di 12 milioni, 121 nel 2009, 203 nel 2011, e poi più i 172 milioni messi a budget lo scorso anno per i successivi quattro. Dal 2005 al 2019, per lo sviluppo, la manutenzione e la gestione dei suoi servizi digitali, l’Inps ha speso circa 336 milioni di euro, questo calcolando soltanto le gare informatiche, la cifra spesa è di circa 24 milioni all’anno. A questi, fino al 2022, si aggiungeranno i 172 milioni con cui è stato assegnato l’ultimo bando sul digitale, partito da una base d’asta pari al doppio ossia 360 milioni di euro. Attenendoci ai dati riportati dalla stessa INPS, con un banale calcolo arriviamo alla spesa IT (acronimo di Information Technology, ndr) complessiva, che supera ia 600 milioni di euro ( calcolando tutte le spese sostenute dall’ ente dal 2005 ad oggi, per la gestione di reti e siti).
Per il crash di lunedì l’Inps rischia una multa fino a 20 milioni di euro, stando alle previsioni del Gdpr, il regolamento europeo per la protezione dei dati personali, in caso di gravi violazioni. Dal giorno del tilt l’istituto ha 72 ore di tempo per comunicare il fattaccio al Garante della privacy e a tutti gli utenti coinvolti nello scambio di persona. Ma in aiuto di Pasquale Tridico e dei suoi dirigenti arriva (ironicamente) PornHub che con un tweet si è offerta di aiutare l’INPS mettendo a disposizione i suoi tecnici e i suoi server.

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