Dalle storie di Marzia Casilli
i racconti sulle storie di vite
Sulla Vita
Si dice che quando uno muore, veda passare davanti a sé, i momenti più belli della propria vita.
Eppure, io sono qui nella mia Peugeot nera lanciata a 170 km orari, a pochi metri da un muro, il piede
inchiodato sull’ acceleratore, e tutto quello che vedo è buio.
A volte la giovinezza, è solo una coincidenza persa.
Essere giovani significa essere arrivati in ritardo, o troppo presto.
Un così tempo sfasato.
Ma ora che sono a pochi centimetri dal muro, e il mio respiro si fa più urgente e l’adrenalina avanza
spietata nelle vene, ora che il petto si alza e si abbassa al ritmo di una gran cassa impazzita, ora che
l’umano spirito di conservazione viene meno, ora qualcosa…sì la vedo.
Vedo me.
Ragazzina.
Una nuvola di ricci, una faccetta tutt’occhi, magra e sorridente, sul portone di casa, il pavimento freddo
di marmo, e mio padre che mi sfila dalle spalle appuntite lo zaino della scuola.
Sento il sollievo di quel momento.
La leggerezza.
Le risate.
Il sabato mattina.
L’ odore del caffè.
Il ciabattare ritmico di mia madre verso la cucina.
Le canzoni di Dalla e Battisti alla radio.
Le colazioni a letto.
Eppure, io sono qui nella mia Peugeot nera lanciata a 170 km orari, a pochi metri da un muro, il piede
inchiodato sull’ acceleratore, e tutto quello che vedo è buio.
A volte la giovinezza, è solo una coincidenza persa.
Essere giovani significa essere arrivati in ritardo, o troppo presto.
Un così tempo sfasato.
Ma ora che sono a pochi centimetri dal muro, e il mio respiro si fa più urgente e l’adrenalina avanza
spietata nelle vene, ora che il petto si alza e si abbassa al ritmo di una gran cassa impazzita, ora che
l’umano spirito di conservazione viene meno, ora qualcosa…sì la vedo.
Vedo me.
Ragazzina.
Una nuvola di ricci, una faccetta tutt’occhi, magra e sorridente, sul portone di casa, il pavimento freddo
di marmo, e mio padre che mi sfila dalle spalle appuntite lo zaino della scuola.
Sento il sollievo di quel momento.
La leggerezza.
Le risate.
Il sabato mattina.
L’ odore del caffè.
Il ciabattare ritmico di mia madre verso la cucina.
Le canzoni di Dalla e Battisti alla radio.
Le colazioni a letto.
L’estati da bambina.
Le cacce alle lucertole.
I girasoli.
l’odore delle cabine affacciate sul mare.
La sabbia nelle scarpe.
Il vento sulla faccia. Quando il vento era mio.
Un pallone che rotola in direzione inversa e branchi di bambini a corrersi dietro come pesci.
E baci, e carezze proibite all’angolo della libreria.
Le sue mani tra i miei capelli sudati.
è un tempo in cui si è stati felici, certo, ma è troppo lontano, il mio braccio è corto e la mia mano non
ci arriva.
Ora che sono a pochi cm dal muro, a un passo dalla fine, ora la vedo in faccia.
Non la morte, ma la vita.
E ne sento odore selvaggio e irresistibile come la più bella e dolce e puttana delle donne.
E adesso, la sento ridere.
Ridere di me, che cercavo di liberarmi di lei.
A volte uno si sente alla fine, ed è soltanto all’inizio.
Le cacce alle lucertole.
I girasoli.
l’odore delle cabine affacciate sul mare.
La sabbia nelle scarpe.
Il vento sulla faccia. Quando il vento era mio.
Un pallone che rotola in direzione inversa e branchi di bambini a corrersi dietro come pesci.
E baci, e carezze proibite all’angolo della libreria.
Le sue mani tra i miei capelli sudati.
è un tempo in cui si è stati felici, certo, ma è troppo lontano, il mio braccio è corto e la mia mano non
ci arriva.
Ora che sono a pochi cm dal muro, a un passo dalla fine, ora la vedo in faccia.
Non la morte, ma la vita.
E ne sento odore selvaggio e irresistibile come la più bella e dolce e puttana delle donne.
E adesso, la sento ridere.
Ridere di me, che cercavo di liberarmi di lei.
A volte uno si sente alla fine, ed è soltanto all’inizio.

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